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Storyboardall
questo post è un macello, si apre solo metà dell'interfaccia, quindi ricarico il senso della mia correzione in un jpg, ed un secondo perché il primo non mi soddisfa pienamente eccoli: ma ci sto ancora riflettendo quindi anche alla luce dei file caricati da lei Marina .... prego attenda cpho finito la 3a versione, che vado a caricare sul suo post, e sì, era sparita la sua prima tavola, ma certo sarebbe stato un controsenso che l'avessi eliminata io! ha fatto bene a ricaricarla, ho rivisto quindi le sue due tavole, e la mia 3a versione mi sembra, ovviamente, la migliore... e mi vado rendendo anche conto dall'h della sua e-mail di averci impiegato due, dico 2, ore sane sane, per quanto riguarda le sue tavole: le porte continuano ad eessere brutte... ma ormai direi proprio che non serve, ricostruisca lo stb con le scritte etc e vediamo se tutto funziona. dal momento che vedo metà di ciò che scrivo, mi spiace ma non posso correggere errori di battitura. uffa e uffa ancora uffa. cp
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STORYBOARDnondo
NON CI CREDO! ha cancellato tutte le mie correzioni e la sequenza che avevo tanto faticosamente...no! cpdov'è lapaginaa n 9 1? io vedo solo dalla 9
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correSTORYBOARD
corretto in un post a parte:DEEPS Design by Cecilia POLIDORI - Design and Evolution of Experimental Prototypes Suggested - 2, 3°: !!!! correzione stb Marina
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ma ancora? dopo un ok allo stb di 2 settimane fa?
cosa aspetta? cp
L’ambiente che ci circonda riflette il nostro modo di vivere, le abitudini, i gusti, le passioni.
Ed è anche il segno lasciato dall’impronta del progresso.
OP DOT filtra presente e passato, con doppie potenzialità: è legno, plastica,
stoffa, assemblate con cura a mano come i prodotti di un tempo, semplice da appendere e da riconfezionare dopo l'uso, grazie al suo contenitore in un pratico cartone contrassegnato dall'inconfondibile etichetta, adatto anche a chi non ha tempo ma è amante del design;
e soprattutto la sua pelle trascina nel vortice dell’Optical art, dove l’illusione ottica ruba fantasie spensierate. L’occhio si coinvolge nel nero più profondo per riemergere dal bianco che fa respirare.
Libera l'immaginazione:
il piccolo cappello spaziale che richiama lo stile Space Age di André Courrèges, sembra si possa indossare, per poi inforcare le lenti e partire per una missione, lasciando una porta aperta anche sul futuro.
Ci si dimentica persino che OP DOT sia una ghirlanda natalizia! Il suo look intramontabile da scacciapensieri la rende versatile.
Anche dopo Natale, rilassati, immergiti nel non colore.
__________________________________________________________________OP DOT wreath: no colors anymore. ottimo modo di "lasciar" leggere un post&bs. detto ciò le didascalie vanno inserite nel contesto corretto, ad esempio sotto questa prima, non direi proprio. inoltre della parte pubblicata in più, vista a lezione, cosa farne? quindi consiglio di partire con lo st comprendendo tutte il pubblicato... lavoro che, scusi, non intendo fare io, quindi tiri una riga qui sopra e vada avanti con lo st. cp
L’ambiente che ci circonda riflette il nostro modo di vivere, le abitudini, i gusti, le passioni.
Ed è anche il segno lasciato dall’impronta del progresso.
OP DOT filtra presente e passato, con doppie potenzialità: è legno, plastica,
stoffa, assemblate con cura a mano come i prodotti di un tempo, semplice da appendere e da riconfezionare dopo l'uso, grazie al suo contenitore in un pratico cartone contrassegnato dall'inconfondibile etichetta, adatto anche a chi non ha tempo ma è amante del design;
e soprattutto la sua pelle trascina nel vortice dell’Optical art, dove l’illusione ottica ruba fantasie spensierate. L’occhio si coinvolge nel nero più profondo per riemergere dal bianco che fa respirare.
Come un tuffo nello spazio.
Libera l'immaginazione:
il piccolo cappello spaziale che richiama lo stile Space Age di André Courrèges, sembra si possa indossare, per poi inforcare le lenti e partire per una missione, lasciando una porta aperta anche sul futuro.
Ci si dimentica persino che OP DOT sia una ghirlanda natalizia! Il suo look intramontabile da scacciapensieri la rende versatile.
Anche dopo Natale, rilassati, immergiti nel non colore.
OP DOT wreath: no colors anymore.
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OP DOT wreath tale
Quella sera d’inverno dei primi anni Settanta, la bachelite del suo telefono nero lucido, puro esemplare del ’48, vibrò sulla scrivania assieme alla lampada Jumo Brevete di Gustave Miklos del ‘45. Due materiali identici su due diverse forme studiate sapientemente.
La telefonata gli assegnava l’incarico di un nuovo lavoro: realizzare un servizio fotografico che avesse l’impronta dei mutamenti della moda dagli anni Sessanta sino a quei tempi: il tutto in chiave natalizia. Cosa si sarebbe inventato stavolta?
Immerso nei suoi pensieri, il fotografo premette una ad una la galalite dei tasti del suo pianoforte.
Bianco nero, bianco nero, bianco nero.
Intonò le note di Paint it black di The Rolling Stones, che aveva scatenato il ‘66 e che suonava dall’appartamento del piano di sotto, a ripetizione.
Qualcosa lo ispirava…
bianco nero, bianco nero…
come alcuni stimoli visivi della Pop-art , come la plastica degli abiti e degli accessori, come il tessuto ripetuto dagli stilisti… bianco nero…
e il Natale?
Cosa c’entrava il Natale…
come una ghirlanda appena vista da qualche parte; eh, ma dove? Appesa ad una porta sicuramente. E con pois in PVC, come il pallone pneumatico Connection Skin del ‘68.
Mentre le tre cannucce in polipropilene che aveva davanti a sé si alternavano nella sua mente seguendo il ticchettìo delle lancette di un orologio, certe immagini si affollavano tra quei pensieri: da una luce frontale, quella ghirlanda di mattina, la ghirlanda a mezzogiorno, la ghirlanda nel pomeriggio.
Una ghirlanda in plastica, plastica e legno, come la sedia Eames RAR, primo successo dei coniugi Eames, su cui stava animosamente dondolando, e quel particolare cappellino bianco nero…
Ci siamo: al piano di sotto, l’appartamento dove tenevano feste a tema: lo chiamavano l’Op Dot; la ghirlanda era in bella mostra lì!
Ancora una volta al suono di Paint it black la celluloide delle pellicole fotografiche scorreva rapida per ogni scatto. In pochi giorni il servizio fotografico era completo.
Le pagine dei giornali impazzarono di modelle in bianco e nero, ritraendo scene di 2001: A Space Odyssey, il Pony Mustang di Eero Aarnio, il cappello della collezione Space Age di André Courrèges. Lo spirito natalizio era evidenziato dalla onnipresente ghirlanda che a sorpresa divenne un must che molti esposero anche durante il resto dell'anno.
Come venne chiamata? Op Dot, naturalmente!
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ok |
? i denti della tastiera in ovale ce li possiamo togliere di mezzo? non vede che senza abbiamo immagini più?
la parte evidenziata in grigio va ben: è riferita sia all'oggetto, sia alle sue proprietà,
mentre quella in turchese è "il sogno" e va stabilito come introdurlo, e se,
ma le immagini 1 e 2 combinate lo fanno, bene!
e adatta a perpetuo oggetto di arredamento non esageriamo.
ok lo slogan... ma nega tutta la premessa no colors anymore.! cp
L’ambiente che ci circonda riflette il nostro modo di vivere, le abitudini, i gusti, le passioni. ok
e questa che c'entra con l’impronta del progresso? |
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OP DOT wreath: no colors anymore.
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